28.3.08

IL DISAGIO DI BERTO

Motiva il disagio sostanziale di Berto

Berto arrivato a Monticello si sente a disagio:abituato alla vita di città a Torino e appena uscito dal carcere si trova proiettato in un mondo a lui sconosciuto con le sue tradizioni e i suoi personaggi che hanno un modo così diverso di concepire la vita . Da buon operaio torinese si trova a lavorare anche di domenica nei campi della campagna con persone per le quali prova una sensazione di curiosità ma allo stesso tempo le sente così differenti da sé.
La campagna ha qualcosa di misterioso per Berto al punto che sceso dal treno dirà: “ sono proprio in campagna, qui più nessuno mi trova”.
Berto ha la coscienza di avventurarsi in qualcosa di lontano dalla sua abituale esperienza.
Arrivato in campagna nota subito il fastidioso odore del fieno, rimane colpito dalla forme delle colline, dalla famiglia di Talino ma è anche allo stesso tempo affascinato dalla bellezza di quei paesaggi e dalla stranezza delle loro forme.
Si accorge inoltre che le donne di campagna sono rozze rispetto a quelle di città, tutte tranne Gisella, l’unica che da subito lo affascina grazie alla sua bellezza naturale così estranea alla selvaggia vita di campagna.
Fin dall’inizio è comunque Talino a mettere a disagio Berto il quale si sente investito di una certa responsabilità nei confronti di una persona che comunque lo usa e si dimostra lungo tutta la vicenda rozza e violenta.

IL DISAGIO DI BERTO

Motiva il disagio sostanziale di Berto

Berto arrivato a Monticello si sente a disagio:abituato alla vita di città a Torino e appena uscito dal carcere si trova proiettato in un mondo a lui sconosciuto con le sue tradizioni e i suoi personaggi che hanno un modo così diverso di concepire la vita . Da buon operaio torinese si trova a lavorare anche di domenica nei campi della campagna con persone per le quali prova una sensazione di curiosità ma allo stesso tempo le sente così differenti da sé.
La campagna ha qualcosa di misterioso per Berto al punto che sceso dal treno dirà: “ sono proprio in campagna, qui più nessuno mi trova”.
Berto ha la coscienza di avventurarsi in qualcosa di lontano dalla sua abituale esperienza.
Arrivato in campagna nota subito il fastidioso odore del fieno, rimane colpito dalla forme delle colline, dalla famiglia di Talino ma è anche allo stesso tempo affascinato dalla bellezza di quei paesaggi e dalla stranezza delle loro forme.
Si accorge inoltre che le donne di campagna sono rozze rispetto a quelle di città, tutte tranne Gisella, l’unica che da subito lo affascina grazie alla sua bellezza naturale così estranea alla selvaggia vita di campagna.
Fin dall’inizio è comunque Talino a mettere a disagio Berto il quale si sente investito di una certa responsabilità nei confronti di una persona che comunque lo usa e si dimostra lungo tutta la vicenda rozza e violenta.

IL DISAGIO DI BERTO

Motiva il disagio sostanziale di Berto

Berto arrivato a Monticello si sente a disagio:abituato alla vita di città a Torino e appena uscito dal carcere si trova proiettato in un mondo a lui sconosciuto con le sue tradizioni e i suoi personaggi che hanno un modo così diverso di concepire la vita . Da buon operaio torinese si trova a lavorare anche di domenica nei campi della campagna con persone per le quali prova una sensazione di curiosità ma allo stesso tempo le sente così differenti da sé.
La campagna ha qualcosa di misterioso per Berto al punto che sceso dal treno dirà: “ sono proprio in campagna, qui più nessuno mi trova”.
Berto ha la coscienza di avventurarsi in qualcosa di lontano dalla sua abituale esperienza.
Arrivato in campagna nota subito il fastidioso odore del fieno, rimane colpito dalla forme delle colline, dalla famiglia di Talino ma è anche allo stesso tempo affascinato dalla bellezza di quei paesaggi e dalla stranezza delle loro forme.
Si accorge inoltre che le donne di campagna sono rozze rispetto a quelle di città, tutte tranne Gisella, l’unica che da subito lo affascina grazie alla sua bellezza naturale così estranea alla selvaggia vita di campagna.
Fin dall’inizio è comunque Talino a mettere a disagio Berto il quale si sente investito di una certa responsabilità nei confronti di una persona che comunque lo usa e si dimostra lungo tutta la vicenda rozza e violenta.

PAESI TUOI

Paesi tuoi riassunto

Berto, un operaio torinese, conosce nel carcere dove è stato rinchiuso,uno strano uomo di campagna, Talino che è stato accusato di avere incendiato una cascina.
Appena usciti dal carcere, Talino riesce a convincere il cittadino Berto a seguirlo in campagna, a Monticello, paesino lontano dal mondo cittadino e dalle sue regole, dove egli potrà lavorare alla trebbiatrice con il suo nuovo compagno.
Berto sebbene sospetti che quest’ uomo voglia servirsi di lui, accetta a malincuore di lasciare Torino e lo segue. In effetti il contadino furbo usa del povero Berto come scudo per difendersi dalle intemperanze del padre e anche da un’ eventuale vendetta da parte di coloro ai quali ha incendiato la cascina.
Per Berto la campagna è un luogo nuovo e rimane turbato dal differente modo di vita condotta in quel paesino tranquillo, così diverso dalla vita movimentata di Torino.
Rimane affascinato anche dai personaggi di Monticello come la famiglia di Talino, il padre e soprattutto la sorella Gisella per la quale prova un sentimento differente da quello che prova per gli altri. La vede diversa, come se fosse di un’altra razza, non gli sembra affatto rozza come le altre contadine.
Berto comincia a corteggiarla ma Talino ha avuto rapporti incestuosi con lei e ora non resiste al suo amore per Berto; durante il giorno della trebbiatura mentre Gisella porge da bere al meccanico e respinge il fratello che la intimorisce con il suo sguardo cupo, Talino adirato con un salto le pianta nel collo il tridente.

17.3.08

Tema Argomentativo

Un mito da sfatare

Spesso si crede che basti leggere la storia sui libri per essere sicuri di leggere la realtà dei fatti accaduti, ma la cosa che colpisce è che non è sempre vero.
Basti pensare al “Genocidio Vandeano” avvenuto nel 1793 fatto di cui i libri storici non trattano. Leggendo e approfondendo alcuni documenti storici si capisce come un periodo della storia possa essere caratterizzato da “ombre” e da “luci”cioè il voler tenere nascosi certi fatti e farne emergere degli altri.
Leggendo della Rivoluzione Francese su un libro storico di sicuro appare come un evento storico importante che voleva far prevalere il concetto di libertà dell’uomo, ma non viene detto come questa libertà ha portato i potenti ad uccidere degli innocenti senza una vera causa.
La Vandea è una regione della Francia dell’ovest che si trova in una zona a sud della Bretagna e a nord ella Loira(vicino al ponte di Nantes) con una popolazione che comprendeva allora circa 800000 abitanti.
Dopo che il 21 Gennaio 1793 il re francese venne condannato a morte e che quindi cadde la monarchia, il terrore giacobino governò la Francia.
I Vandeani avevano un grande sentimento religioso segnato in modo evidente dalla predicazione di San Luigi Maria Grignon di Montfort ed erano legati alla monarchia,per questo in nome del re e in nome di Dio si ribellarono ai comandanti giacobini e insorsero.
La cosa drammatica è stata che non ci fu il rispetto dell’uomo poiché le persone venivano condannate ingiustamente e mandate alla ghigliottina senza alcun processo. Oltre ai vandeani vennero uccisi anche suore,preti e bambini.
Come ci conferma Eugenio Corti nel suo articolo pubblicato sulla rivista “Il Timone”, i comandanti giacobini, il cui motto era “libertà, uguaglianza, fraternità o morte”, con a capo Robespierre misero a ferro e fuoco la regione con le “colonne infernali” costituite da sei formazioni armate che rastrellarono tutto il territorio e uccidevano tutti quelli che incontravano.
La completa distruzione della Vandea fu programmata a tavolino tra i generali francesi tra cui si ricorda Currier che per incitare i suoi soldati diceva loro:”non ci si venga a parlare di umanità verso queste belve vandeane, saranno sterminate tutte non bisogna lasciar vivo nemmeno un solo ribelle”.
Per non parlare poi del generale Westermann che al Comitato di Salute Pubblica disse:”non vi è più la Vandea, cittadini repubblicani, è morta sotto la nostra libera sciabola, con le sue donne ed i suoi bambini … ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli e massacrato le donne che non partoriranno più dei briganti:non ho da rimproverarmi nemmeno un prigioniero, ho sterminato tutti”.
Leggendo un articolo di Eugenio Corti, già citato, e di Messori si viene a conoscenza che i giacobini,oltre alle “colonne infernali” adoperarono altri metodi drastici per sopprimere i vandeani.
Un esempio è l’eliminazione per annegamento che consisteva nel caricare un certo numero di persone su battelli per poi condurli nel mezzo del fiume Loira e li farli calare a picco tutti. Più frequentemente procedevano con il “battesimo patriottico” cioè buttavano in acqua le persone a gruppi, quelle che non affogavano venivano uccisi a colpi di sciabola dalle barche che li accerchiavano. Con questi metodi si risparmiava tempo poiché la ghigliottina era troppo lenta e fucilare voleva dire sprecare troppa polvere da sparo.
I giacobini inoltre sfruttavano i cadaveri delle vittime vandeane per ricavarne pelli da acconciare e facendoli bollire ne ricavavano grasso e sapone.
Passato il periodo del terrore giacobino,tutte queste orrende e drastiche procedure furono dimenticate ma grazie a Secher, nominato da Missori in un suo articolo, sono tornate alla luce.
Reynald Secher è un giovane scrittore contemporaneo,originario della Vandea ed è l’autore de “il Genocidio Vandeano”, ed è voluto andare alla ricerca di una documentazione che molti credono ormai sia andata perduta.
Gli articoli di Eugenio Corti e di Secher attribuiscono a questo genocidio il termine “vero olocausto”poiché questo termine ci rimanda al nazismo. Tutto quello che misero in pratica le SS di Hitler fu anticipato dai “democratici” francesi.
Venie da chiedersi perché i libri di storia non parlino di un argomento così toccante e per quale motivo viene tenuto così nascosto.
Durante questi avvenimenti storici risulta evidente che la libertà dell’uomo è stata soppressa, calpestata, ma è altrettanto vero e decisivo capire quali sono i diritti fondamentali dell’uomo e rispettarli poiché come ha esposto Papa Benedetto XVI in un messaggio del 11.10.2005:” i diritti fondamentali dell’uomo non vengono creati dal legislatore, ma sono inscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente alla persona del Creatore”.